Non so quanti di voi si ricordano del cartone animato “Alla ricerca della Valle Incantata” dove Piedino, un cucciolo di dinosauro, parte per quest’avventura, nella speranza di ritrovare i propri simili. Ecco, io nel tragitto verso Pisa mi son sentita un po’ come Piedino e la mia Valle Incantata era “la Giornata del traduttore”. Non che i traduttori siano una specie in estinzione, tutt’altro, ma spesso succede di sentirsi voci solitarie nel deserto e finché non ti confronti con gli altri non hai un quadro completo della situazione che stai vivendo.
Era la prima volta che partecipavo a quest’evento e il tema trattato era proprio “Conoscere e farsi conoscere”, cioè l’importanza di fare rete e promuoversi.
In teoria dovrebbe essere così: fare networking significa stabilire contatti con colleghi e clienti per essere aggiornati sul settore, scambiandosi informazioni e lavori; per personal branding s’intende sviluppare quella capacità di promuovere se stessi, considerandosi come un’azienda, un prodotto da vendere con una propria immagine e un insieme di valori.
In pratica però la questione è più complessa di ciò che sembra, il che non significa necessariamente che sia “difficile”. Tutto dipende dalla percezione: come percepiamo gli altri e noi stessi? La fiducia che abbiamo in noi e negli altri influisce direttamente sul tipo di rapporti umani che riusciamo a stabilire e mantenere.
Se consideriamo i nostri colleghi solo come potenziali concorrenti, con la convinzione di dover conservare gelosamente per noi tutto ciò che impariamo strada facendo, rimarremo sempre al solito punto, sia come professionisti sia come persone. Pensate a Ebenezer Scrooge (protagonista del Canto di Natale di Dickens), lui sì che non condivideva nulla con nessuno, finché una notte non gli si presentano tre fantasmi a fargli visita, cercando di cambiargli idea sul suo modo di vedere il mondo, ma questa è un’altra storia.
I colleghi non sono una minaccia, possono essere una risorsa. Sono persone con cui condividiamo lo stesso interesse, magari specializzate in ambiti diversi o con un altro approccio al lavoro. C’è chi è agli inizi e può tirare in ballo questioni nuove; chi deve affrontare i nostri stessi problemi e ha trovato soluzioni alternative o si pone domande diverse; infine chi nuota da anni in questo mare e ha visto succedersi tutti i cambiamenti a cui si è dovuto adattare (bene o male). C’è sempre qualcosa da imparare.
Fare networking non va visto come un mero mezzo opportunistico per trovare lavoro, ma esiste una comunità cui possiamo contribuire con le nostre esperienze e idee. Ad esempio, se c’imbattiamo in un cliente che non paga o comunque svaluta il nostro lavoro, se non spargessimo la voce, faremmo il suo gioco e non tuteleremmo né noi, né la percezione del valore di ciò che facciamo.
Oppure, un traduttore più esperto che revisiona il lavoro di un principiante, potrà sicuramente imparare qualcosa di nuovo anche dagli errori altrui. Il confronto ci forza a fare chiarezza interiore. Siamo portati a porci domande su ciò che vogliamo da noi stessi e dal nostro futuro o anche, più semplicemente, a chiederci quali siano le nostre conoscenze e competenze reali su un dato argomento.
Tra le varie questioni poste dai relatori, ce ne sono alcune che mi hanno particolarmente colpito: cosa diciamo di noi agli altri? Ovvero,come ci presentiamo al mondo? Quando ci chiedono se siamo bravi in ciò che facciamo, non possiamo rispondere “lo devono dire gli altri”. Dobbiamo essere sicuri di noi, consci del nostro valore, lavorando sui nostri limiti, senza tagliarci le gambe prima di partire. Fondamentale è l’onestà con noi stessi e gli altri, in modo da stabilire una comunicazione limpida ed efficace.
Ognuno, chi più chi meno, ha i propri limiti, insicurezze e difetti da affrontare ogni giorno. Servono disciplina, curiosità ed entusiasmo. Dobbiamo rimboccarci le maniche, saper impostare il lavoro in maniera organizzata, senza dimenticare un po’ di autopromozione, magari usando proprio quei social network che non sono solo freddi mezzi “virtuali”, ma strumenti “digitali” che amplificano relazioni umane. Difatti alla Giornata, oltre a ritrovare persone che avevo già conosciuto ai corsi, è stato bello incontrare colleghi con cui avevo parlato solo tramite i social e, per quanto l’empatia possa scaturire anche tramite i messaggi che scorrono su uno schermo, non sarà mai come parlarsi guardandosi negli occhi. Anche per questo, uscire dalla propria stanzetta e partecipare a eventi simili, lasciando la propria “comfort zone”, credo sia fondamentale.
Sempre a proposito di comunità e condivisione, durante la Giornata è stato presentato ufficialmente un progetto a cui ho aderito anch’io insieme ad altre pioniere e pionieri: “Common Spaces”, una comunità di pratica internazionale, il cui obiettivo è quello di unire le proprie forze in modo tale da creare un patrimonio di conoscenze e risorse gratuite, tramite la catalogazione di OER, risorse didattiche aperte. Per ora la piattaforma è in versione beta, ma c’è molto altro che bolle in pentola. Credo sia una buona palestra per esercitarsi alla condivisione, il confronto e la collaborazione in
un lavoro di squadra volto alla creazione di un bene comune.
Della Giornata del Traduttore ricorderò un puzzle colorato di volti e voci diverse che trovano se stesse incontrandosi e ascoltandosi a vicenda, unendo le proprie forze per un obiettivo comune: maturare autoconsapevolezza e la capacità di condividere, in modo tale da divenire professionisti e persone migliori. Quest’esperienza mi ha dato la conferma che rinchiudersi in se stessi è deleterio, perché la più grande fonte di energia e arricchimento sta proprio nel confronto.
Il mondo attorno a noi continua a cambiare e a noi non resta che adeguarci ai nuovi mezzi e forme di comunicazione, se non vogliamo essere travolti dallo tsunami del mutamento. Tutto deve ruotare attorno alla tenacia, la voglia di mantenersi costantemente aggiornati e soprattutto alla fiducia in noi stessi e nel proprio obiettivo.
[…] anche qualche cambio di troppo. Perché tutto questo entusiasmo? Sono andata per la prima volta un anno fa, molto incuriosita. Mi avevano detto che era un evento da cui torni arricchito, un’opportunità […]