Avete mai provato a cercare su Google la parola “Traduttore” o “Traduzione”? Probabilmente avrete già notato che tra i primissimi risultati appaiono servizi di traduzione automatica, primo tra tutti Google translate. Esiste un servizio analogo offerto da Bing che, d’accordo con Facebook, ci dà la possibilità di tradurre eventuali commenti o post di una lingua a noi sconosciuta, direttamente all’interno del social network, a tal punto che il tasto “traduci” appare anche sotto commenti in dialetto italiano, che poi ovviamente il sistema non sa tradurre, ma di default lo segnala come lingua “aliena”.
Potete anche provare a cercare nell’app store del vostro smartphone, vi scorrerà davanti agli occhi un ventaglio interminabile di applicazioni che traducono qualsiasi lingua istantaneamente. Ne esiste addirittura una che traduce mentre parli. Per Giove! Quindi i traduttori e gli interpreti possono anche darsi all’ippica, tanto ci pensano i computer. A questo punto posso pure cedere la scrivania al mio gatto, tanto non aspetta altro.
Nell’Enciclopedia Treccani, alla voce Rivoluzione industriale si legge: “Trasformazione delle strutture produttive e sociali determinata dall’affermazione di nuove tecnologie.”
Quindi è quello che sta succedendo? Saranno i software a prendere il posto dei traduttori? La traduzione umana può essere sostituita da quella automatica?
Allora facciamo una prova. Prendiamo qualche riga di una delle mie opere preferite: “Sogno di una notte di mezza estate” di WIlliam Shakespeare. Si tratta della scena in cui la bellissima Titania, regina delle fate, è preda di un incantesimo che l’ha portata ad innamorarsi follemente del povero Bottom, a sua volta trasfigurato in asino per qualche magia. La regina è persa a tal punto dell’asinello che non vuole lasciarlo andar via, promettendogli una vita di agio e bellezza, infine chiama le sue fedeli fate a sé.
Testo originale:
“Thou shalt remain here, whether thou wilt or no.
I am a spirit of no common rate;
The summer still doth tend upon my state;
And i do love thee: therefore go with me.
I’ll give thee fairies to attend on thee;
And they shall fetch thee jewels from the deep,
And sing, while thou on pressed flowers dost sleep:
And i will purge thy mortal grossness so,
That thou shalt like an airy spirit go.
Pleaseblossom! Cobweb! Moth! and Mustardseed!”
Traduzione di Marcello Pagnini:
“E qui, di fatto, rimarrai – che tu lo voglia o no.
Io nn sono uno spirito da poco;
l’Estate mi vien sempre ad ossequiare.
Ed io davvero t’amo. Perciò verrai con me.
Metterò delle Fate al tuo servizio, che nel profondo del mare
pescheranno per te cose preziose. E ti canteranno canzoni
mentre starai dormendo sopra un letto di fiori.
Ed io ti spoglierò d’ogni scoria mortale
sì che volar tu possa come etereo elfo.
Fior-di-Pisello! Ragnatelo! Falena! Seme-di-Senape!”
Traduzione di Google translate:
“Non avrai rimangono qui, se tu vuoi o no.
Io sono uno spirito di alcun tasso comune;
L’estate ancora doth tendono sul mio stato;
E io amo te: quindi venire con me.
Darò te fate per assistere su di te;
Ed essi prendere te gioielli dal profondo,
E cantare , mentre tu su premuto sonno fiori dost:
E io separerò tuo grossolanità mortal così,
Che farai come un movimento dello spirito arioso.
Pleaseblossom ! Cobweb ! Falena ! e Mostardino”
Direte voi, vabbé è un’opera del 1595, ci può pure stare che Google translate non sappia riconoscere che doth equivale a un does, per dirne una. Va bene, ma tutto il resto? Non vi ricorda un po’ la lingua parlata dai pellerossa nei vecchi film western con Clint Eastwood?
Facciamo una seconda prova allora, scena dal film Matrix (1999). Morpheus parla a Neo della pillola rossa e la pillola blu.
“This is your last chance. After this, there is no turning back. You take the blue pill – the story ends, you wake up in your bed and believe whatever you want to believe. You take the red pill – you stay in Wonderland and I show you how deep the rabbit-hole goes.”
Versione italiana così com’è stata doppiata, tradotta da esseri umani:
“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio.”
Traduzione di Google translate:
“Questa è la tua ultima possibilità. Dopo questo, non si può tornare indietro . Si prende la pillola blu – la storia finisce, ti svegli nel tuo letto e credere quello che vuoi credere. Si prende la pillola rossa – a rimanere nel paese delle meraviglie e vi mostro quanto è profonda la tana del coniglio va”
Qui Google se l’è cavata un po’ meglio, devo ammetterlo. Poi però la coniugazione dei verbi viene inghiottita dalla tana del bianconiglio.
Quindi che dite? Google translate e simili non potranno mai sostituire una traduzione creata da un essere umano. Perchè la traduzione deve restare umana.
Raramente esistono sinonimi perfetti tra due lingue diverse. Il traduttore umano sa individuare il contesto, riconosce citazioni scavando nelle sue esperienze e nella sua cultura, sa cosa smussare e cosa no. Non è un robot che si è ingoiato un dizionario intero. Citando Eco: “Il dizionario è al massimo un punto di partenza. Occorre tentare di ripensare il mondo come può averlo visto l’autore e a questo deve portare l’interpretazione del testo. Dopo di che la scelta del termine adatto sarà vuoi target oriented […] vuoi source oriented […] La scelta […] sarà questione di negoziazione, tra traduttore, lettore e autore originario […] La conclamata “fedeltà” delle traduzioni non è un criterio che porta all’unica traduzione accettabile […] La fedeltà è piuttosto la tendenza a credere che la traduzione sa sempre possibile se il testo fonte è stato interpretato con appassionata complicità, è l’impegno a identificare quello che per noi è il senso profondo del testo, e la capacità di negoziare a ogni istante lassoluzione che ci pare più giusta. Se consultate qualsiasi dizionario vedrete che tra i sinonimi di fedeltà non c’è la parola esattezza. Ci sono piuttosto lealtà, onestà, rispetto, pietà.” tutti aspetti umani, mi sembra.
Internet ha rivoluzionato le nostre vite, questo sì, anche il lavoro del traduttore è molto diverso rispetto a quello che era anche solo 15 anni fa. I dizionari online, ricerche più veloci, illimitate possibilità di confronto. Utilizziamo i CAT tool (software di traduzione assistita) per le traduzioni tecniche, ma anche in quel caso è l’essere umano che guida la macchina, traduce e via via memorizza delle formule che si ripetono, così da poter usufruire di parti di una SUA traduzione in futuro, per guadagnare tempo, ma paradossalmente è sempre il suo lavoro la fonte del suo aiuto. La tecnologia può aiutarci ad essere professionisti migliori, ampliando i nostri orizzonti.
Per farla breve: si è ormai diffusa la concezione per cui per qualsiasi problema c’è un app che lo risolve, figuriamoci una traduzione. Si vuole ottenere tutto e subito col minimo dispendio di energie, senza farsi troppe domande. Credo sia uno dei motivi per cui il mestiere del traduttore viene così spesso sottovalutato, svalutato, quasi dimenticato.
In realtà i traduttori stanno alla tecnologia come Tony Stark sta alla sua armatura da Iron Man. Ci aiutano, ampliano le nostre capacità magari, sono un supporto, ma non possono sostituirci.
Qui di seguito vi propongo un sondaggio, per capire come il mondo vede i traduttori, ma soprattutto, li vede?
Personaggio in cerca d'Autore dice
Al sondaggio ho risposto “Tanto c’è Google Translate”… ma era solo per farti capire che ho apprezzato molto il post, e che mi rendo conto della serietà della questione! Chiamiamolo un voto di protesta… 😉
Oggi sono tanti i mestieri svalutati, forse perché si è persa la cognizione del lavoro come “valore”. Un valore che è costato fatica, studio, dedizione. Insomma, la prima risposta del sondaggio… Basti pensare a quanto frutto dell’ingegno troviamo disponibile gratuitamente, soprattutto in rete. A partire dai nostri blog, per arrivare ai software gratuiti, alle immagini copia-incollate e persino alla musica e ai film scaricabili in modo più o meno legale. Del resto, non c’è valore senza costo, come non c’è ritorno senza investimento.
Ma a volte, anche ciò che paghiamo salato non frutta il giusto compenso a chi ha lavorato per la sua realizzazione. Penso allo sfruttamento del lavoro a basso costo nei paesi in via di sviluppo, da dove arrivano migliaia di prodotti e beni di consumo anche venduti a caro prezzo. O agli eserciti di giornalisti e scrittori pagati quattro soldi, così come le vittime di stage, co.co.co.pro e compagnia bella. Si potrebbe aprire una discussione infinita.
Così, passando dal tuo mestiere di traduttrice, hai posto l’attenzione su un problema generale, per cui in molti, giustamente, cominciano a rivendicare e denunciare la profonda differenza di risultato tra un lavoro professionale e una prestazione dilettantistica (se non addirittura robotica).
Ok, lo ammetto, sono stato prolisso. Ma ti assicuro che è un buon segno…
Complimenti per il blog!
silviaghiara dice
Ti ringrazio davvero.. Per l’apprezzamento, la tua “prolissità” e per il tuo “voto di protesta” 🙂 Sono contenta di essere riuscita a trasmettere esattamente il messaggio che volevo. Alla fine magari la gente tornerà a rendersi conto di cosa sia il “valore”, nonostante il mondo caotico e “mordi e fuggi” in cui viviamo. A presto 😉
Pina De Vita dice
Complimenti Silvia, bel post, sono d’accordissimo con te 🙂 Beh io da traduttrice (o aspirante tale…) non potevo non spuntare due risposte, la seconda e l’ultima 🙂 risposte che avrei dato in merito a qualunque altro mestiere s’intende: ciascun mestiere, che sia intellettuale o meno, ha alla base preparazione, dedizione e sacrificio (se fatto con passione..). Ma passiamo al tasto dolente…questa diffusissima ‘capacità’ di improvvisarsi traduttori -_- proprio non la reggo!! E credo che tutto parta proprio dalle risorse in rete, google translate tra le altre. Chi non è del mestiere non riesce a capire che va bene utilizzare questi strumenti, lo facciamo anche noi, ma solo come ‘armatura’ appunto, il grosso del lavoro lo fa la nostra testa e non una (utilissima per carità) macchina!!!! Purtroppo spesso far capire il concetto è tanto difficile quanto spiegare che non basta aggiungere una ‘S’ a tutte le parole per parlare spagnolo!!! XD
Complimenti per il blog 😉
silviaghiara dice
Grazie Pina! ^_^ infatti oggi si vuole tutto e subito e si pensa che se sai fare una cosa devi essere veloce come una macchina, ignorando le fasi che stanno dietro a un lavoro ben fatto. C’è molta disinformazione e superficialità, credo sia importante far sentire la nostra voce su questi aspetti, magari qualcuno inizia ad ascoltare, farsi domande e aprire gli occhi. Grazie per aver letto e per i complimenti ..buon weekend a presto! 😉